Decimo dono rinnovato: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale terrestrepassiva nostra inimicale sul secondo bene inerente:
l’autorità umana. È uno scorrimento di me stesso in un
altro. Una scende da Dio, una esce dalla persona. Quella
Figliale:
*) Autorità magistrale: maestro, seguito, esclusiva, il maestro
delle cose nuove in modo nuovo. Fa tacere Satana.
Oggi tace Lui.
Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera deldire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Al fare sacrificale ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Preghiera sacrificale, da dire e da fare. Bene appellato e
collocato. Bene augurato e perorato; bene attualizzato: Sia
fatta la tua volontà sacrificale come in cielo così in terra.
È la volontà divina Paterna. Vuole il sacrificale suo celeste:
sacrificandosi e lasciandosi sacrificare. Vuole il sacrificale
terrestre: il suo e il nostro. Il nostro attivo e passivo.
Il passivo cosmico e inimicale. Il nemico ci può sacrificare
i beni che ci compongono, i beni che ci aderiscono, e i beni che ineriscono all’essere umano. Il primo: la dignità
umana. La sacrificale scende da Dio. L’egoisticale esce
dalla persona, ed è questa che il Padre intende sacrificarci
mediante i fratelli nemici. Il secondo: l’autorità umana.
Non è facile cogliere il significato della parola: autorità, se
non ci rifacciamo alla sua etimologia. Si compone di un
pronome e di un verbo: il pronome greco è ‘autos’: me
stesso. Il verbo greco è ‘rein’: scorrere. Unendoli, ecco il
significato: (lo scorrimento di uno in un altro) faccio scorrere
me stesso, mi faccio scorrere. Dove? Non in me stesso,
perché questo scorrimento è più che naturale e non è
facile convincermi che c’è in qualcosa che devo bloccare.
(In partenza è sempre piacevole) Mi faccio scorrere in un
altro. (In arrivo) Lo scorrimento piacevole sviluppa la
comunione, nella quale abbiamo uno scorrimento vicendevole.
Lo scorrimento spiacevole provoca una azione di
rigetto e quindi una reazione negativa. Non per un gusto
ripetitivo, ma per una esigenza distintiva devo applicare
pure all’autorità umana la distinzione:
1) L’autorità che scende da Dio (è divina) è tutta e solo
sacrificale.
2) L’autorità che esce dalla persona è tutta e solo egoisticale
(è umana).
Partiamo da quella che discende dall’alto. È discesa in
Gesù in forma personale di Figlio, e si è manifestata palesemente
agli uomini. In Lui brilla luminosa una triplice
autorità: la magistrale, la beneficale, la sacrificale.
Sostiamo alla prima.
*) L’autorità magistrale: è l’autorità del maestro il quale fa
scorrere la sua scienza negli scolari.
Dai primi incontri pubblici tutti hanno l’impressione di
avere a che fare con un maestro.
Lo sente Nicodemo, e lo riconosce apertamente nel suo
dialogo notturno con Gesù: ‘Rabbi, noi sappiamo che sei
venuto da parte di Dio come maestro, poiché nessuno può
fare i segni che fai tu, se Dio non è con lui’. Coloro che
vogliono seguire da scolari, lo chiamano maestro: ‘Mentre
essi erano in cammino per via, uno scriba, avvicinatosi, gli
disse: Maestro, ti seguirò ovunque tu vada’. Gesù non
rifiuta l’appellativo di maestro, anzi lo rivendica a sé
esclusivamente: escludendone per i suoi un qualsiasi altro.
Sta bollando scribi e farisei: ‘Amano il primo posto nei
banchetti e i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle
piazze e l’essere chiamati Rabbì dagli uomini. Voi invece
non fatevi chiamare Rabbì: uno solo infatti è il vostro
maestro, mentre voi siete tutti fratelli’. I suoi avevano
bene imparato ad anteporlo ad ogni altro e ad assegnargli
non un articolo indeterminato, ma un articolo determinativo:
‘Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene,
perché lo sono’. Dunque un maestro d’eccezione in assoluto,
non equiparabile ad alcuno.
Lo aveva ben capito anche la gente che lo ascoltava.
Siamo nell’anno primo, a Cafarnao, in sinagoga, di sabato:
udendolo insegnare la gente ‘era fuori di sé per lo stupore
a causa del suo insegnamento: infatti insegnava ad
essi come uno che ha autorità e non come gli scribi’; ‘e si
stupivano tutti, tanto che si domandavano fra loro: che
parlare è mai questo? Un insegnamento nuovo dato con
autorità’. Satana teme questo maestro e lo teme perché
parla, perché insegna in modo nuovo: con autorità. I cristiani
non fanno paura a Satana. Si sono stancati di Lui
(Gesù), lo lasciano e lo abbandonano, disertano la sua
scuola. Fallimento giubilare senza il ritorno alla Parola.
Parla Satana, tace il maestro Gesù.
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