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Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale.
Sacrificabili i beni inerenti:
1) La dignità umana: la sua verace derivazione è da Dio.
I termini: degno, indegno. Dignità banalità umana. La
dignità umana Gesù la pone nei suoi confronti.
Indegno: colui che non può fare comunione con Gesù.
Due dignità: l’egoisticale e la sacrificale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale ed ecco uscir fuori
la preghiera del fare sacrificale. Al fare sacrificale ci si
accosta pregandolo. Quando pregate, voi dite: Padre
nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale, da dire e da
fare. Bene appellato e collocato.
Bene augurato e perorato; bene attualizzato: Sia fatta la
tua volontà sacrificale come in cielo così in terra. È la
volontà divina Paterna.
Vuole il sacrificale suo celeste: sacrificandosi e lasciandosi
sacrificare. Vuole il sacrificale terrestre:
- il suo: per volontà moritiva salvifica: salva morendo.
- Il nostro:
. L’attivo: quello che mi do al piacerale
. Il passivo: quello che il Padre mi dona per la mia
assoluzione presente.
Mi può sacrificare il cosmo, come il nemico: sacrificale
inimicale. Può sacrificare i miei beni: componenti: corpo
animato e spirito Spiritato.
Ci può sacrificare i beni aderenti: presiedono allo sviluppo
di un corpo animato cui il Padre ha assegnato una
forma potenziale o piccolare. Aderiscono perfettamente e
necessariamente ai bisogni della persona: cibo, vestito,
abitazione. Beni componenti e beni aderenti sono sacrificabili.
Mi può pure sacrificare i beni inerenti alla persona.
Che beni sono? Sono beni insiti nella specifica composizione
della persona. Li potrei anche chiamare beni conseguenti
la composizione della persona, ma non ne affermerei
la loro interiorità. Beni che stanno con la composizione
della persona sono due:
1) La dignità
2) L’autorità.
Apriamo questi due capitoli.
Se stabiliamo la dignità umana in derivazione dalla persona
percorreremmo una via sbagliata; e purtroppo l’abbiamo
sempre fatto. Infatti parliamo di una dignità fisica, di
una dignità morale, di una dignità spirituale (in sintesi:
dignità della persona umana) con riferimento ai tre ambiti
della persona umana: il corpo, lo spirito e il suo agire. Per
non correre alcun pericolo parliamo della dignità della
persona quale è in derivazione da Dio. È l’unica sorgente
della nostra dignità. Una breve presentazione dei termini.
1) Riferita a una persona. Degno di una persona vuol dire:
si può accedere alla comunione con te. Così, un figlio è
degno di suo padre: può accedere all’amore paterno.
2) Riferita a una cosa: degno di una cosa: gli spetta una
cosa: la mercede.
3) Indegno: non ha accesso all’amore paterno.
Dignità: la qualità propria della persona umana. Potrei
farla partire dal Padre: il Visuato me lo rende possibile.
Preferisco farla partire dal Figlio, poi dal Padre. Esù parla
della indegnità della persona. E la mette in relazione alla
comunione con Lui. Gesù parla di una comunione vitale.
È vivendo che la persona può entrare in comunione con
Lui. La comunione cristiana è l’unione vissuta del dono
con Gesù. Una comunione solo accidentale o morale che
può farsi e anche disfarsi. Gesù spazia nell’ambito famigliare
e personale.
1) Parla ai figli: chi ama il padre o la madre più di me non
è degno di me.
2) Parla ai genitori: chi ama il figlio o la figlia più di me
non è degno di me.
3) Parla al singolo: Chi non prende la sua croce e non
viene dietro di me, non è degno di me.
Unificando e chiarendo: chi ama egoisticamente, non può
fare comunione di vita con me. È morte la sua egoisticità.
Solo chi ama sacrificalmente va in comunione con Lui. Non
serve la famigliarità con Lui: ‘Abbiamo mangiato e bevuto
dinnanzi a te e hai insegnato nelle nostre piazze’. Non servono
neppure le operazioni divine: profetare, cacciare i
demoni, miracolare. ‘Non vi conosco’ (Parabola delle vergini).
‘Allontanatevi da me voi tutti operatori di iniquità’. Il
vivere egoisticale è un vivere sbagliato, ingiusto; non si può
entrare in comunione con Lui. Non si può essere degni di
Lui. Il vivere sacrificale è un vivere giusto e ci fa entrare in
comunione con Lui. Da Gesù veniamo a conoscere una
duplice dignità umana: l’egoisticale e la sacrificale.

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