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Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale.
Il Padre compie la sua volontà pauperica mai direttamente.
A mediare:
1) Ora il cosmo: carestie
2) Ora l’uomo: direttamente con la guerra.
Indirettamente, lasciando languire i poveri. Il comando
di Gesù ai suoi. Non tocca al Padre, ma a noi.
Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale.
Al fare sacrificale ci si accosta pregandolo. Quando pregate,
voi dite: Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale,
da dire e da fare. Bene appellato e collocato. Bene
augurato e perorato; bene attualizzato: Sia fatta la tua volontà
sacrificale come in cielo così in terra. È la volontà divina
Paterna. Vuole il sacrificale suo celeste: sacrificandosi e
lasciandosi sacrificare. Vuole il sacrificale terrestre:
- il suo: per volontà moritiva salvifica: salva morendo.
- Il nostro:
. L’attivo: quello che mi do al piacerale
. Il passivo: quello che il Padre mi dona per la mia
assoluzione presente.
Mi può sacrificare il cosmo, come il nemico: sacrificale
inimicale. Può sacrificare i miei beni: componenti. Ci può
sacrificare i beni aderenti: presiedono allo sviluppo di un
corpo animato cui il Padre ha assegnato una forma potenziale
o piccolare. Aderiscono perfettamente e necessariamente
ai bisogni della persona: cibo, vestito, abitazione.
La loro scarsezza o assenza non chiama in causa la bontà
del creato e del suo Creatore. Il Padre è buono di bontà
benefical-sacrificale. Dalla sua bontà il dono di una vita
sacrificale. Il sacrificale può farsi pure sui beni aderenti.
La loro penuria si chiama povertà. La povertà giace nella
volontà Paterna. Volontà sacrificale pauperica. Questa sua
volontà mai agisce direttamente: non è il Padre a toglierci
il pane di bocca. È sempre mediata:
1) Lo compie ora con il cosmo. Basti pensare alle ricorrenti
siccità e carestie là dove il clima è in sfavore. Le
famose sette vacche magre dell’Egitto ai tempi di
Giuseppe, che divorano le sette vacche grasse. Le inondazioni,
le infestazioni delle cavallette, le grandinate.
Al cosmo ha affidato la gestione di questo sacrificale.
2) Più spesso compie la sua volontà sacrificale mediante
la persona. La persona stessa questo sacrificale lo gestisce
direttamente. La forma si accompagna sempre alla
guerra: ‘A fame et bello libera nos Domine’: così dicevano
nelle litanie dei Santi. E alla guerra si accompagna
immancabilmente la devastazione delle sorgenti
dei beni aderenti.
Ma perché non ci sentiamo non responsabili delle povertà
mondiali, dobbiamo dire che la povertà la si può tenere in
vita pure indirettamente: (come il ricco epulone) lasciando
languire i fratelli nella miseria. Prima della moltiplicazione
dei pani e dei pesci Gesù emette un comando: ‘Date
voi da mangiare a questa gente’. Ma con duecento denari
si poteva fornire solo un pezzetto a ciascuno. Loro erano
poveri. Noi non lo siamo più, e allora con più forza ancora
ci ammonisce: ‘Date voi da mangiare alla povertà mondiale’.
Perché tocca a noi? Non ci ha fatto dire il Figlio nel
Padre nostro: Dacci oggi il nostro pane quotidiano? Tocca
a Dio nutrire le sue creature, non a noi. Il Figlio presto ci
dirà: non intendevo parlare del pane materiale, ma di un
ben altro pane. Ci pensa il Padre a ricordarci a chi tocca
soccorrere la povertà. Io al tuo incominciare in un raggio
divino di amore Paterno mi sono dato da vivere al sacrificale.
Se l’umanità ne vivesse integralmente non si avrebbe
notizia di morti di fame. Il sacrificale di vita produrrebbe
una tale beneficalità che a nessuno mancherebbe il
necessario della vita. Il male gravissimo è che Satana ci ha
strappato la sacrificalità dell’amore e l’ha sostituita con
l’egoisticità. Con essa accumuliamo esclusivamente per
noi senza deviare ai poveri i beni che a noi sono di avanzo.
La nostra egoisticità non ce la lascia avanzare, ma
occorrono a noi. La egoisticità ci fa ladri: non facciamo
partire quei beni che tendono ai poveri. Ci fa assassini passivi:
li lasciamo morire di fame. Operazione urgente da
praticare sull’egoisticale.

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